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  • Con il caldo gli anziani rischiano intossicazioni

    08-08-2015
    generica

    In base alle statistiche un settantenne su tre consuma alimenti scaduti, li scongela male e non legge le etichette

    Con il grande caldo estivo il buon senso suggerisce di dedicare qualche attenzione in più alla corretta conservazione dei cibi. E ciò è vero in particolare per gli anziani che mettono a rischio la propria salute adottando alcuni comportamenti errati, come ha mostrato un’indagine condotta presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico Gemelli di Roma. Gli anziani si espongono al rischio di intossicazioni consumando cibi scaduti, non rispettando le regole di scongelamento o per mancanza di igiene. Lo studio è stato condotto su 200 anziani con un’età media di 74 anni frequentanti l’Ambulatorio di Geriatria, il Centro Fitness oppure ricoverati presso il Reparto di Ortogeriatria presso il Centro di Medicina dell’Invecchiamento (CEMI) del Policlinico A. Gemelli.

    Attenzione alle regole di conservazione dei cibi
    Ormai è noto che una corretta alimentazione è fondamentale non solo nella prevenzione e nel trattamento delle patologie ma anche per vivere e per invecchiare bene. Inoltre, il 70% degli intervistati ha dichiarato di possedere un titolo di studio superiore/universitario e il 50% circa ha svolto o svolge attività lavorativa di tipo impiegatizio o dirigenziale. Ciononostante, dall’analisi emerge che il 33,8% riferisce di mangiare cibo scaduto, principalmente latte e latticini, ma anche alimenti non deperibili come i biscotti anche più di una volta al mese e due terzi dei soggetti non legge l’etichetta per valutare la composizione del prodotto. Ben un intervistato su due dichiara di scongelare i cibi a temperatura ambiente prima della preparazione, esponendosi a rischi di intossicazioni che possono potenzialmente derivare da moltiplicazioni batteriche favorite dalla temperatura ambientale alta.
    E se circa uno su tre ritiene di non nutrirsi in maniera equilibrata, consumando troppi zuccheri e grassi, nell’adozione di comportamenti alimentari non del tutto corretti anche la crisi economica pare avere un certo peso: pur convinti che la qualità del cibo sia importante, non tutti disposti a spendere di più per essa.

    Contemporaneamente, bisogna dire che l’incapacità di conservare adeguatamente i cibi è anche una delle cause dello spreco alimentare, oltre ad un eccesso di acquisti e alla scarsa volontà di riutilizzare gli avanzi.

    Secondo i dati del rapporto 2014 della Waste Watchers 2014, l’Osservatorio nazionale sullo spreco dell’Università di Bologna, gli italiani diventano sempre più virtuosi: sono attenti agli sprechi e leggono le etichette prima di buttare il cibo. E così nel 2014 abbiamo sprecato 8 miliardi di euro di cibo (un miglioramento rispetto al 2013, quando abbiamo gettato nella spazzatura circa 8,7 miliardi di euro), l’equivalente di 6 euro a famiglia, una media di 630 grammi di cibi in particolare freschi, come frutta, latticini, pesce e carne.

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